giovedì 8 novembre 2012

Aperitivo mostra con i ragazzi geisha


il 16 novembre da Mondi Possibili, in via Satrico 55 a Roma.
alle 18:00 aperitivo con i ragazzi.


mercoledì 7 novembre 2012

Mostra aperitivo























Siamo entrati tra le mura della Casa-Okyia.
Abbiamo conosciuto i ragazzi geisha e Mama-san.
Li abbiamo fotografati. Ci hanno raccontato le loro storie.

E ora ti presentiamo i loro ritratti in una mostra fotografica inedita!

Mondi Possibili (Roma, via Satrico 55)

Ti aspettiamo per un aperitivo con i ragazzi e il fotografo!

mercoledì 15 febbraio 2012

I ragazzi arrivano su Facebook

I ragazzi geisha adesso hanno un loro spazio su facebook.
Potete seguirli alla pagina
www.facebook.com/iragazzigeisha


V.

domenica 5 febbraio 2012

I ragazzi geisha - ebook

Da oggi "I ragazzi geisha" è disponibile per l'acquisto in versione digitale su amazon.it

martedì 3 agosto 2010

Recensione: Milanocultura.com

"I RAGAZZI GEISHA" DI VALERIO LA MARTIRE
Ambientata nelle periferie di Roma, la vicenda di sette giovani che si prostituiscono, ciascuno con una storia strappata a un silenzio assordante


Forse per un mio snobismo, forse perché non ho ancora letto tutti i classici che vorrei, ma difficilmente mi capita di "prendere in mano" il libro di uno scrittore che non conosco pubblicato da un editore che non ho mai sentito nominare. Meno male che questa volta invece l'ho fatto. "I ragazzi geisha" (di Valerio La Martire, Edizioni Libreria Croce, Roma, 2009), è un libro che non può e non dovrà passare "inosservato". Siamo in un quartiere periferico di Roma, dove, in una Okiya, la “casa delle geishe”, vive del tutto anacronisticamente un'anziana transessuale cinese, che si spaccia per "giapponese" per poter esercitare maggiore autorità sui ragazzi di strada che ha preso con sé come prostituti.Sette ragazzi, alcuni minorenni, altri poco più che ventenni, che La Martire ci presenta con un espediente poco “canonico” (e, bisogna dirlo, non sempre riuscito): una schedina anagrafico-sessuale che riporta, oltre a nome età e tratti somatici, anche il 'prezzo' e le 'prestazioni' consentite. Come a dire, questa è una 'marchetta': un ragazzo la cui persona e il cui volto non hanno "importanza", se non in riferimento alla sua bellezza e alla sua prestanza fisica, al suo essere disponibile a soddisfare i "gusti" bizzarri o tremendi del cliente, che paga l'unico prezzo che quella persona può avere. Solo una volta fatta questa opportuna "precisazione" i ragazzi possono cominciare a parlarci in prima persona, a svelarci quel loro mondo sommerso tanto interessante quando dimenticato, di cui nessun giornale parlerebbe perché “poco conveniente”. E così ecco che prendono forma la storia di Luigi, venduto dalla madre a un “signore cattivo” prima ancora che gli spuntassero i primi peli sul petto; di Claudio, ragazzo della borghesia romana che ci si aspetterebbe piuttosto di vedere ai Parioli, ma che ha visto morire l'amore spiaccicato contro le sue scarpe nuove e ha deciso di autodistruggersi per dimenticare; di Paolo, "veterano" del gruppo, che si droga di Viagra ma non ne ha bisogno quando fa l'amore con Marco; di Francesco, che adora i politici di destra sado-maso, soprattutto quando sono al Governo; e infine dell'enigmatico 'Metilene', tutto tinto di blu dalla sostanza da cui ha preso in prestito anche il nome.La morte di uno di loro unirà i sette, ma la loro sarà un'unione all'insegna del cinismo, una solidarietà che ci si aspetterebbe ma non riuscirà a compiersi, alla luce della consapevolezza del fatto che una "marchetta" non esiste, nessuno s'interesserebbe ai suoi sentimenti profondi, e quindi è come se non ne provasse. Al di là del grandioso valore di testimonianza che questo libro porta con sé, dando visibilità a un mondo "antico come l'uomo" ma che il "buon senso" vorrebbe perennemente sommerso per non corrodere la credibilità dei bravi e onesti padri di famiglia che non confesserebbero mai e poi mai la loro per lo meno bisessualità, quello che davvero stupisce di questo libro è la versatilità con cui La Martire riesce a dare voce ai suoi personaggi. Il salto di registro passando da una storia all'altra - ognuna è strutturata come fosse un racconto a sé - è davvero sbalorditivo, e con esso il cambio di tono e di voce, tanto che il libro sembra davvero scritto da sette autori diversi (otto, se si conta mama-San, la cino-giapponese).Sicuramente l'autore, che comunque ci fa "ben sperare" con quest'esordio, avrà modo di esplorare in futuro il tipo di voce che più gli si addice e che sarà in grado di sviluppare al meglio (non tutti i personaggi, o meglio i toni con cui essi stessi si descrivono sono "azzeccati"), magari aprendo un dialogo più "consapevole" con i padri di questa sorta di genere “sulla borgata” (parlo di Pasolini, in primis, e poi Walter Siti e altri). Per ora ci faccia venir voglia di leggere questo libro il sapere che si tratta di un giovane, che sta diventando uno scrittore, e che è già sicuramente in grado di farci provare emozioni fortissime.


Autore: Gaia Rayneri
18/11/2009 - 10.32.00

lunedì 27 luglio 2009

Solitude

Vincitore della sezione Racconti del concorso 'La verità vi prego sull'amore' organizzato da 'Oh poetico Parco'.

Solitude

Ero a testaccio, questo è certo.
Comincio a camminare perché è tardi, devo prendere il treno e non ho tempo.
I contorni della gente sono confusi e dietro gli occhiali che si appannano vedo le facce sfocate e indistinte.
Fissare la gente con gli occhi vuol dire ricevere il loro sguardo stupito indietro e non tutti ti guardano con simpatia.
Cammino per le strade e il silenzio mi attacca con forza. Accendo l'ipod e sembra sapere esattamente come mi sento. Accompagna il mio camminare con sapienza e tutto sembra assumere un senso.
Un ragazzo indiano mi guarda camminare, io lo guardo e quando lo supero e giro lo sguardo lui è fermo che mi osserva.
Mi giro, torno indietro e gli piazzo le labbra sulle sue.
La sua lingua nella gola.
Vomito. Disgusto, fastidio.
La commemorazione del corpo. L'umiliazione del corpo.
No, è troppo. Lo allontano e ricomincio a camminare.
In un attimo è lontano e non lo vedo più.
Passo sotto un ponte buio, ho paura. Nessuno intorno a me, solo le ombre proiettate dai lampioni.
Una figura nera, ma è solo un murales troppo realistico.
Cammino, cammino. Tanto velocemente da sembrare quasi una corsa.
Poi improvvisamente un'intuizione e mi metto veramente a correre. Non so verso cosa, ma corro corro corro.
Una salita ripida, la rincorro perché una parte di me sa dove sto arrivando. Una parte di me sa dove sta andando.
Giro la curva e un ambiente familiare mi accoglie.
La piazza dei tram. Stazione Trastevere e non so perché.
Forse è un segno.
Prendo il cellulare e chiamo.
Silenzio.
Guardo lo schermo luminoso ma è come se non avessi chiamato.
Richiamo e vedo il volto che conosco, sotto il suo nome.
Metto l'immagine sullo schermo all'orecchio ma non sento niente.
Guardo ancora lo schermo e leggo: "Trasferimento in corso".
Chiamo l'altro numero.
Una voce che non esiste mi dice: "Stiamo trasferendo la sua chiamata alla ..." attacco.
Un altro segno?
Io credo nei segni.
Guardo verso la fermata del tram e vedo l'autobus sostitutivo che parte e che si allontana.
Allora non devo andare. Lasciare, lasciare.
Vado verso la stazione. Vedo il treno che arriva.
Corro per non perderlo e salgo mentre le porte si chiudono.
Mi siedo e un gruppo di ragazzi stanno scrivendo sui vetri.
"Ehi! hanno cancellato la nostra tag sul posacenere!"
Scrivo anche io. Un sms sul cellulare. Lo invio. Non credo di aver fatto bene ma ho bisogno di scrivere.
L'ipod è spento e non so quando e come. Non ho più del rumore con me se non il mio ansimare.
I miei sensi si risvegliano un poco e sento il suo odore sulle mani.
Le ho lavate prima di mangiare ma il suo odore è ancora tra le mie dita.
Un'altra voce che non esiste dice che sono a casa. Prendo la borsa e salto giù dal treno mentre sta per partire.
Tanta gente. Una folla che mi accompagna per strada. Risate, fumo di sigarette. Odore di canne. Ragazzi che strillano.
Odorano di sudore e di urla. Vengono da piazza san Giovanni, dal concerto.
Continuano a portare il loro rumore con sé mentre gli passo in mezzo. Alcuni mi guardano. Uno mi spintona. Lo spintono anche io e nessuno mi guarda più. Si allontanano come se avessero paura.
Guardo la mia ombra. E' lunga e ha una forma strana. Sembro medusa.
I serpenti sulla testa.
Il vento mi butta i capelli sul viso e sento il suo odore. Anche sui miei capelli c'è il suo odore.
I serpenti-capelli mi sferzano la faccia e mi mordono. Sono serpenti vampiri e succhiano il sangue dal mio viso.
Cammino velocemente. Guardo la gente negli occhi e un uomo mi sorride. Dice qualcosa ma sono già lontano.
Delle ragazze mi guardano e capisco che dicono qualcosa di me.
Perché questa gente mi guarda? Gli faccio schifo? Gli piaccio? Cosa vuole questa gente da me?
Mi sento solo e voglio solo arrivare a casa.
Continuo a camminare, poi mi metto a correre perché non voglio incontrare lo sguardo degli altri.
Due occhi lucenti contro di me. Mi fermo e li guardo.
Bacio l'aria e gli occhi verdi e lucenti mi seguono.
E' Ade, sono a casa.
Entro dentro casa e getto lo zaino sul divano, getto le scarpe altrove e mi siedo.
Mi contatta Luca. Per un attimo mi sento meglio. Mi scrive. Gli rispondo.
Forse gli dico qualcosa che non gli piace. Mi saluta e stacca. Un po' di tristezza mi prende il petto.
Le dita formicolano e i pensieri e le parole si accumulano in attesa di essere proiettate.
Scrivo Scrivo Scrivo.


Ora mi sento meglio.

Ascolto Solitude di Billie Holiday.

Voglio solo dormire.

V.

mercoledì 8 luglio 2009

L'Unità - Un noir gaylib


Un giovane scrittore romano al suo romanzo d'esordio racconta una vicenda di libertinaggio contemporaneo. In una casa alla periferia della capitale, sette ragazzi vivono prostituendosi sotto la guida di un travestito. Ma un fatto di sangue piomberà su di loro, sconvolgendone l'equilibrio.

(Tempi Libertini a cura di Roberto Carnero - L'Unità 05/07/2009)