martedì 3 agosto 2010

Recensione: Milanocultura.com

"I RAGAZZI GEISHA" DI VALERIO LA MARTIRE
Ambientata nelle periferie di Roma, la vicenda di sette giovani che si prostituiscono, ciascuno con una storia strappata a un silenzio assordante


Forse per un mio snobismo, forse perché non ho ancora letto tutti i classici che vorrei, ma difficilmente mi capita di "prendere in mano" il libro di uno scrittore che non conosco pubblicato da un editore che non ho mai sentito nominare. Meno male che questa volta invece l'ho fatto. "I ragazzi geisha" (di Valerio La Martire, Edizioni Libreria Croce, Roma, 2009), è un libro che non può e non dovrà passare "inosservato". Siamo in un quartiere periferico di Roma, dove, in una Okiya, la “casa delle geishe”, vive del tutto anacronisticamente un'anziana transessuale cinese, che si spaccia per "giapponese" per poter esercitare maggiore autorità sui ragazzi di strada che ha preso con sé come prostituti.Sette ragazzi, alcuni minorenni, altri poco più che ventenni, che La Martire ci presenta con un espediente poco “canonico” (e, bisogna dirlo, non sempre riuscito): una schedina anagrafico-sessuale che riporta, oltre a nome età e tratti somatici, anche il 'prezzo' e le 'prestazioni' consentite. Come a dire, questa è una 'marchetta': un ragazzo la cui persona e il cui volto non hanno "importanza", se non in riferimento alla sua bellezza e alla sua prestanza fisica, al suo essere disponibile a soddisfare i "gusti" bizzarri o tremendi del cliente, che paga l'unico prezzo che quella persona può avere. Solo una volta fatta questa opportuna "precisazione" i ragazzi possono cominciare a parlarci in prima persona, a svelarci quel loro mondo sommerso tanto interessante quando dimenticato, di cui nessun giornale parlerebbe perché “poco conveniente”. E così ecco che prendono forma la storia di Luigi, venduto dalla madre a un “signore cattivo” prima ancora che gli spuntassero i primi peli sul petto; di Claudio, ragazzo della borghesia romana che ci si aspetterebbe piuttosto di vedere ai Parioli, ma che ha visto morire l'amore spiaccicato contro le sue scarpe nuove e ha deciso di autodistruggersi per dimenticare; di Paolo, "veterano" del gruppo, che si droga di Viagra ma non ne ha bisogno quando fa l'amore con Marco; di Francesco, che adora i politici di destra sado-maso, soprattutto quando sono al Governo; e infine dell'enigmatico 'Metilene', tutto tinto di blu dalla sostanza da cui ha preso in prestito anche il nome.La morte di uno di loro unirà i sette, ma la loro sarà un'unione all'insegna del cinismo, una solidarietà che ci si aspetterebbe ma non riuscirà a compiersi, alla luce della consapevolezza del fatto che una "marchetta" non esiste, nessuno s'interesserebbe ai suoi sentimenti profondi, e quindi è come se non ne provasse. Al di là del grandioso valore di testimonianza che questo libro porta con sé, dando visibilità a un mondo "antico come l'uomo" ma che il "buon senso" vorrebbe perennemente sommerso per non corrodere la credibilità dei bravi e onesti padri di famiglia che non confesserebbero mai e poi mai la loro per lo meno bisessualità, quello che davvero stupisce di questo libro è la versatilità con cui La Martire riesce a dare voce ai suoi personaggi. Il salto di registro passando da una storia all'altra - ognuna è strutturata come fosse un racconto a sé - è davvero sbalorditivo, e con esso il cambio di tono e di voce, tanto che il libro sembra davvero scritto da sette autori diversi (otto, se si conta mama-San, la cino-giapponese).Sicuramente l'autore, che comunque ci fa "ben sperare" con quest'esordio, avrà modo di esplorare in futuro il tipo di voce che più gli si addice e che sarà in grado di sviluppare al meglio (non tutti i personaggi, o meglio i toni con cui essi stessi si descrivono sono "azzeccati"), magari aprendo un dialogo più "consapevole" con i padri di questa sorta di genere “sulla borgata” (parlo di Pasolini, in primis, e poi Walter Siti e altri). Per ora ci faccia venir voglia di leggere questo libro il sapere che si tratta di un giovane, che sta diventando uno scrittore, e che è già sicuramente in grado di farci provare emozioni fortissime.


Autore: Gaia Rayneri
18/11/2009 - 10.32.00